Eventi principali: Q3 2020
1. Il frazionamento delle azioni Tesla ed Apple porta le valutazioni all'eccesso
Le azioni statunitensi hanno vissuto un trimestre di emozioni. Negli ultimi mesi erano andate in un'unica direzione, determinata da un eccesso di avarizia e fiducia nella Fed statunitense. La Fed non si è ancora tirata indietro dall'intenzione di supportare l'economia a qualsiasi costo, e supporta ancora i mercati finanziari con enormi iniezioni di liquidità, alimentando ulteriormente la bolla. Anche i giganti tecnologici, che hanno vissuto la maggiore domanda nel recente passato, sono riusciti a guadagnare persino in questo momento difficile. Questo fattore ha ulteriormente incoraggiato l'interesse degli investitori.
Alcune delle società dalla crescita più rapida hanno annunciato persino un frazionamento delle azioni per rispondere a una valutazione troppo alta. Il frazionamento 4:1 di Apple è arrivato ad agosto, dopo che ogni singola azione aveva toccato i 400 $. L'ulteriore crescita non ha avuto molto senso, ma ha visto il prezzo di Apple aumentare più del 20% nelle due settimane seguenti. Anche il produttore di automobili Tesla ha annunciato un frazionamento in scala 5:1 al raggiungimento dei 2.000 $, seguito poi da un aumento dell'80%. La correzione, ampliamente prevista, non ci ha messo molto ad arrivare, e il nervosismo attorno ai due titoli potrebbe rimanere invariato fino all'elezione presidenziale di novembre.
Grafico: indice azionario NASDAQ
2. Il dollaro torna a colpire
In estate sembrava che il dollaro statunitense stesse perdendo il suo status di “bene rifugio” e “principale riserva”. La graduale convinzione degli investitori che il dollaro stesse perdendo valore a causa dello stimolo monetario e della costante crescita di azioni a rischio ha spinto la valuta fino a un minimo biennale. L'indebolimento del dollaro è stato in parte causato anche dal calo dei rendimenti sui titoli statunitensi. D'altra parte, il dollaro più debole ha anche contribuito alla crescita senza precedenti di valute come l'euro, la sterlina e il dollaro australiano.
A settembre, tuttavia, il dollaro si è ricordato di essere ciò che è, e ha convinto gli investitori di avere ancora un posto nel proprio portfolio: dopo che gli indici azionari hanno iniziato a correggere rispetto alle insostenibili valutazioni raggiunte, il denaro si è riversato proprio sull'USD. A fine settembre, il dollaro ha toccato un picco bimestrale, e il nervosismo dei mercati potrebbe spingerlo ancora più in alto.
Grafico: settimanale EURUSD
3. La seconda ondata della pandemia minaccia l'Europa
La seconda ondata della pandemia, prevista per l'autunno, è stata oggetto di dibattito da aprile. Negli Stati Uniti è arrivata già nei mesi estivi, data anche dal maggior numero di tamponi, mentre in Europa non si è manifestata fino a inizio settembre, quando abbiamo visto nuovi record nel numero di infetti in Repubblica Ceca, Francia, Gran Bretagna e altri paesi. Per il momento i governi stanno introducendo solo restrizioni locali a spostamenti e assembramenti, ma il primo ministro britannico Boris Johnson ha già minacciato di chiudere l'intera Londra in caso di peggioramento della situazione, in quello che sarebbe un enorme impedimento alla ripresa economica. Potremmo osservare trend simili anche in altri paesi, laddove la situazione peggiorasse. Non prevediamo dunque alcun calo della volatilità.
4. Nuovo record per l'oro
Un dollaro statunitense più debole, incertezza sul futuro dell'inflazione, il calo inarrestabile del PIL, tassi di interesse al minimo storico, un'iniezione di denaro a tempo di record. È solo parte dell'elenco di fattori che hanno portato l'oro a superare il precedente record storico. Gli investitori non sono però riusciti a tenere il prezzo al di sopra dei 2.000 $, e potremmo ora assistere a un rapido ritorno al di sotto dei 1.900 $ l'oncia. Il motivo è stato il rafforzamento del dollaro e l'incasso dei profitti quando l'oro ha stabilito il nuovo record. Molti investitori, però, continuano a tenere l'oro, e la possibilità di stabilire nuovi record non è tramontata. Il dollaro statunitense dovrebbe assumere un ruolo centrale, e se il nervosismo dei mercati azionari rimarrà, sembra improbabile che si indebolisca.
Grafico: oro
5. La Fed cambia i parametri della politica monetaria
La Fed statunitense lascia i tassi d'interesse vicini allo zero, e se togliamo l'inflazione, potremmo persino considerare i tassi reali come negativi. L'economia statunitense ha però bisogno di stimoli monetari senza precedenti, e specialmente dell'accesso al credito a basso prezzo, per avviare una ripresa più rapida. I banchieri della Fed lo sanno perfettamente, e hanno trovato un modo di aggirare il possibile aumento più rapido dei prezzi (al quale avrebbero dovuto reagire alzando i tassi). Ora la banca punterà un “target medio di inflazione” del 2%: in altre parole, l'inflazione può superare senza problemi il 2%, e la Fed non pensa di intervenire. Brutta notizia per i consumatori, positiva però per gli investitori in azioni: i tassi di interesse dovrebbero rimanere invariati fino al 2023.
6. I fondamentali del petrolio si fanno più deboli
Non è stata un'estate interessante per il mercato del petrolio, che non sembra volgere al meglio nei prossimi mesi.
A livello fondamentale, i tori non hanno nulla su cui poggiare un rimbalzo, mentre il calo viene rallentato dai notevoli tagli alla produzione imposti dal cartello dell'OPEC. Il motivo sta nel rallentamento del recupero della domanda di petrolio e derivati, caudato dalla nuova ondata di coronavirus (o, se vogliamo, dalle misure di quarantena). I governi stanno limitando i viaggi, chiudendo i confini ecc, e, ad esempio, il trasporto aereo non contribuirà granché alla domanda di petrolio. Inoltre, le società consigliano ai dipendenti il ritorno allo smart working, e alcune città sono tornate a chiudere le scuole. Queste misure avranno un impatto notevole sulla domanda.
Non che l'offerta sia messa meglio: l'OPEC ha iniziato a ridurre gradualmente la produzione, e l'Iraq, ad esempio, non ha ancora compensato le precedenti violazioni delle quote di produzione. Nel mentre, la produzione libica si sta riprendendo la scena, così come quella statunitense. Il greggio WTI probabilmente non si schioderà dai 40 $ al barile, eppure in America si potrà ancora far benzina a prezzi più bassi.
Grafico: greggio WTI giornaliero
7. La corona ceca scende a 27 CZK / EUR
I mesi estivi sono stati molto positive per la koruna, che è riuscita a spazzar via tutte le perdite dovute alla pandemia sulla coppia con il dollaro statunitense. Nella coppia con l'euro, ha acquisito valore fino a raggiungere la quotazione di 26 corone/EUR, dove ha incontrato un mix di resistenza tecnica e il ritorno del rischio sui mercati finanziari. Agli occhi degli investitori, la corona è percepita come una valuta più a rischio, ed è per questo che il pubblico ha iniziato a liberarsene fino ad assistere a un indebolimento che l'ha riportata a 27 CZK/EUR. Il ritorno di alcune restrizioni all'economia della Repubblica Ceca non ha certo contribuito al benessere della valuta, mentre la disoccupazione ha continuato a salire. D'altra parte, possiamo percepire tutto questo come un'opportunità: la koruna è uno strumento interessante, che dà il meglio di sé nei momenti positivi, e l'arrivo del vaccino, insieme alla ripartenza dell'economia, potrà avvicinarla di nuovo a 26 CZK/EUR.
Graffico: EURCZK